Quando è iniziato il progetto per il restauro della cattedrale di Atri, ci si è trovati nella necessità di pensare ad un nuovo pavimento che sostituisse il precedente, ormai completamente non utilizzabile. La difficoltà emerse da subito dovendo definire il ruolo della pavimentazione in un monumento che ha pareti interne che parlano alla storia dell’arte. 

Si è usato un travertino sottoposto a particolare lavorazione meccanica che per pezzatura e colore fosse accompagnamento afono a vantaggio delle presenze storiche che sono all’interno della Chiesa. 

Come sempre accade in un restauro architettonico il percorso di progetto coincide con lo stesso fare costruttivo: nella Cattedrale di Atri, che è posta a pochi centimetri sopra al livello della città antica, la brillante campagna di scavi porta a scoprire tracce murarie romane la cui memoria non poteva restare obliterata. Il nuovo pavimento accoglie quindi queste pre-esistenze alludendo al grande edificio ottagonale romano, al cui centro è l’incognito manufatto esagono. 

Si indicano sul piano delle nuove lastre pavimentali i riferimenti alle scoperte archeologiche, ma dove mosaici e murature storiche diventano esuberanti per bellezza ed interesse si costruisce un presbiterio con pavimentazione completamente trasparente a sostituzione del precedente del Mathiae. 

La realizzazione dei nuovi massetti per la posa della pavimentazione ha permesso l’inserimento del riscaldamento orizzontale, scelta che si è rivelata essenziale nell’utilizzo invernale della Cattedrale di Atri. Se il nuovo pavimento con il relativo riscaldamento sottostante e il presbiterio vetrato sono gli interventi più leggibili, in verità, molto altro è stato fatto. Si può solo brevemente accennare al grande intervento sulle coperture o a quello sulle pareti esterne riportate alla dimenticata ricchezza dei cromatismi lapidei. 

Ma anche la pareti interne sono state oggetto di un intervento con intonachino la cui caratteristica coloristica è stata appositamente generata dalle predominanze degli apparati a vista all’interno della Cattedrale.

Gli interventi si sono sviluppati in concertazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per L’Abruzzo di L’Aquila e con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo di Chieti, Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnologico di L’Aquila e con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali  – Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici